Nonostante per molti sia stato l’artefice del fallimento e della cancellazione della Fiorentina, per molti altri Vittorio Cecchi Gori è ancora l’idolo indiscusso della balaustra, dal quale si ergeva per tifare la sua Fiorentina del grande Batistuta e non solo.

La Nazione lo ha contattato nel giorno della “festa del babbo” come si dice a Firenze, per ricordare babbo Mario e quella Fiorentina:

“Che grande persona era mio babbo, che coppia fantastica con mia mamma. Per me è satto un babbo ma anche un fratello, visto che quando sono nato aveva poco più di venti anni, praticamente siamo cresciuti insieme. La prima cosa che mi ha insegnato è stata la passione per la Fiorentina, di cui oggi sono ancora super tifoso nonostante tutto quello che sia successo. Vivo nella casa che comprarono loro, li sento .sempre accanto a me, anche adesso mentre parlo al telefono. Eravamo una famiglia molto unita. MIo babbo era una persona generosa e dal cuore buono ma pretendeva rispetto. Una volta un amico gli fece notare che io chiedevo attenzioni, che non parlava mai bene di me in pubblico E lui gli rispose ‘se gli dico bravo poi chi lo tiene quello’. Ci teneva a me ma in pubblico non mi lodava mai. Per fortuna non ha visto come è finita con la Fiorentina. Quello che mi dispiace è che nessuno a Firenze si sia preso la briga di spiegare come hanno fatto sparire la società nel giro di pochi giorni. E per una cifra molto inferiore ai debiti che hanno adesso le società. Pensare che per onest io avevo vietato di fare plusvalenze. Sono passati più diventi anni e la mia causa è ancora al Consiglio di Stato”

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