Tutti lo ricordano con immenso amore, soprattutto a Firenze, dove insieme a Roberto Baggio, con la maglia gigliata, dava vita alla famosa B2.

Parliamo proprio del compianto Stefano Borgonovo, morto a causa della SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) nel 2013. La moglie Chantal, dal giorno della malattia del marito fino alla sua morte, non si è data pace per capire il perché di quella “maledetta” malattia che ha colpito Stefano, ma oggi no ha alcun dubbio:

Se Stefano non avesse fatto il calciatore non sarebbe morto di quella malattia, almeno non in età così giovane. Invece è morto perché ha giocato a calcio.” Chantal pensa anche alle recenti morti di Mihajlovic e Vialli: “Mi metto nei panni delle loro mogli anche se non le conosco. Il nostro percorso è simile perché i nostri mariti facevano lo stesso lavoro. E questo mi induce a fare riflessioni anche sulla mia storia. La SLA ha colpito troppo giocatori, in età giovanile o da adulti. Lo dicono le statistiche, anche le più recenti. Se mio marito avesse fatto un altro tipo di vita oggi non si sarebbe ammalato. Purtroppo il perché e il per come non si sa.“.

Prosegue Chantal Borgonovo: “Da anni aspetto risposte. Quando lui giocava tutto era in mano al medico sociale, di cui Stefano si fidava. So che mio marito non ha mai preso volontariamente farmaci strani, prendeva solo quello che gli veniva prescritto.”

Dopo la morte dI Mihailovic e Vialli il tema è tornato di grande attualità, con le paure di tanti ex giocatori: “Erano della stessa generazione di Stefano o di quella successiva, si conoscevano avendo fatto lo stesso lavoro. E’ stata riaperta una questione che però si è richiusa molto velocemente. Vedo che dà fastidio parlarne, non so se dipenda da interessi economici o altro. Ma ricordiamo che tutte le indagini sono state fatte fuori dal mondo del calcio. Dovrebbe essere un dovere sociale capire, invece non interessa

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