Ha segnato il gol dell’1-0 nella vittoria dell’Empoli a Firenze, dopo un inizio di stagione davvero difficile, segnato dalla malattia della figlia di 14 anni. Proprio dopo la partita che gli ha riportato la luce, “Ciccio” Caputo si è sfogato a Gianlucadimarzio.com, raccontando il calvario per la figlia che è stata ricoverata per 50 giorni in ospedale per un problema neurologico piuttosto serio:

Non avevo mai vissuto una cosa del genere. È stata veramente complicata. Sia per mia moglie, che per gli altri 2 suoi fratellini. Uno psicologo ci ha consigliato di riportare la bambina un po’ in Puglia dai parenti, perché la mia famiglia viveva ancora a Genova quando è accaduto. In Puglia però la situazione è peggiorata e siamo stati costretti a ricoverarla all’Ospedaletto di Bari. Volevo ringraziare il presidente Corsi che mi ha chiamato tutti i giorni per sapere le condizioni della bambina, il direttore e il mister Zanetti che mi ha dato la possibilità di stare a casa senza mai mettermi i bastoni tra le ruote. Ringrazio tutto il mondo Empoli, tutte le persone che sapevano, perché hanno mantenuto la cosa riservata per tutelare la bambina. Non è stato facile, ma è stata brava lei a non mollare. Non nego che c’è stato un momento in cui ho pensato di mollare tutto“.

Poi si ferma, abbassa la testa, si porta la mno sugli occhi, chiede di aprire una finestra e si toglie la felpa prima di continuare: “So io quello che ho passato. È difficile, ma il peggio è alle spalle. Avevo pensato di smettere dopo 20 giorni, ma non avevo detto niente a nessuno. Il dottor Gagliardi del reparto di neurologia. Da quando ha preso in carico la bambina è sempre stato positivo. Lui gioca a calcio con gli amici e mi faceva spesso delle battute per tirarmi su, ricordo che mi chiese quando avrei dovuto iniziare il ritiro e mi disse di chiedere una settimana in più alla società. Era convinto che la situazione sarebbe migliorata da un giorno all’altro, perché era una patologia che aveva già curato. Grazie a lui non ho preso una decisione affrettata, giusta o sbagliata non lo so, ma mi ha dato quella forza per andare avanti che è un messaggio anche per mia figlia: in un momento di difficoltà siamo ripartiti. Grazie a lui, la bambina è uscita dall’ospedale il 9 luglio, l’Empoli è andato in ritiro il 10 e avevo chiesto la possibilità di rientrare il 17. Ora posso dire che mia figlia è tornata a scuola, a vivere e a sorridere, per fortuna è andato tutto bene. Non è stato facile farglielo capire, perché non ricordava nulla. Ora sta iniziando a metabolizzare piano piano ciò che è successo. In quei 50 giorni sono stato il punto di riferimento per la mia famiglia. C’è stato un momento in cui è stata veramente tosta: nel reparto in cui era ricoverata potevano starci solo i genitori. Non mi sono neanche potuto allenare in vista del ritiro. Quando mia figlia ci ha dato i primi segnali, mi sono detto che dovevamo ripartire tutti. Lei stava reagendo e ci ha dato la forza per non chiuderci e mollare. Sono stato vicino a mia moglie: le dicevo di non preoccuparsi, che Sofia sarebbe tornata e alla fine ce l’abbiamo fatta. Siamo ripartiti, ma solo ora inizio a essere tranquillo e libero di testa. Adesso non ho più alibi, ma la prima parte di stagione non è stata facile

Dopo la vittoria con la Fiorentina ha abbracciato la figlia a casa: “Mi ha aspettato sveglia e mi ha abbracciato. Mentre tornavo a casa, mi ha scritto un messaggio su Whatsapp: “Pà sei la mia vita”. Non ti nego che da quando ho vissuto questa situazione vedo molte cose con un altro occhio. Al primo posto ci sono i figli. Non che prima non ci fossero, ma quando ti toccano personalmente queste cose ti rendi conto quali siano davvero le priorità

Poi il racconto dei tanti messaggi di vicinanza ricevuti e racconta, in particolare, quello di un tifoso viola: “Ne ho ricevuti tanti, da amici e parenti che ringrazio perché mi hanno aiutato. Ma ne ho letto uno su Instagram di un tifoso della Fiorentina che diceva: “Ciccio, ti ho insultato dopo il gol fino alla fine della partita, te ne ho dette di tutte, ma dopo ho visto l’intervista e la persona che sei, mi sento veramente una merda. Scusami, sarò un tuo fan da ora in poi”. Da tifoso non ha nessuna colpa vista la rivalità e non sapendo che cosa avessi vissuto. Questo mi ha colpito davvero

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