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Ci hanno sperato fino alla fine, tutti i tifosi Viola. Hanno sperato in una partita che poteva significare (almeno) finale di Coppa Italia.

Hanno sperato di avere un motivo per dare almeno un senso ad una stagione finita presto, troppo presto. Inconcepibilmente presto. Con quel decimo/undicesimo posto in classifica che significa completo anonimato. Fallimento. Su tutti i fronti.

Così maledettamente lontani da quelle squadre con cui la Fiorentina vorrebbe ( e soprattutto dovrebbe ) lottare per quel traguardo che si chiama Europa League.Così maledettamente vicini a quelle squadre con cui la Fiorentina non dovrebbe avere nulla da condividere (Cagliari, Sassuolo, Parma, addirittura Spal..).

Molto (troppo) più vicina alla zona retrocessione che all’Europa League.

Lontana da Juventus, Napoli, Roma, Inter, Milan e questo era scontato. Ma che la Fiorentina si ritrovasse a distanza siderale anche dall’Atalanta, come del resto da Lazio, Torino e Sampdoria.  nessuno poteva aspettarselo.

O forse sì. Perchè i tifosi lo temevano e lo dicevano. Che questa squadra aveva dei limiti strutturali gravissimi, loro se ne erano accorti subito. Eppure avevano deciso di crederci ancora, perchè la Fiorentina è sempre la Fiorentina. Di credere ancora nei Della Valle, magari storcendo la bocca, ma garantendo più di 20.000 abbonamenti anche quest’anno.

Rimanendo ancora una volta delusi. Da tutto, da tutti. Perfino dalla stessa squadra, incapace di reagire alle difficoltà, incapace di mettere in campo quella rabbia agonistica necessaria a raggiungere i risultati. La Fiorentina di Pioli era disastrosa, quella di Montella si conferma tale. Segno che i limiti tecnici della squadra sono di gran lunga superiore ai meriti e ai demeriti dell’allenatore.

Certo con Montella si è visto qualcosina di più, non molto. Perchè “dalle rape è impossibile cavar sangue”, dice il detto. Che non sbaglia mai.

Quello che invece ha sbagliato e tanto è sicuramente il Direttore Sportivo Pantaleo Corvino. Il primo ad essere additato dai tifosi come responsabile della caduta verticale della Fiorentina. Per tanti, ma non per tutti. Perchè per gli altri i soldi li mettono ( o li dovrebbero mettere) i Della Valle, quindi i veri responsabili sono loro.

Firenze divisa, non sarebbe altrimenti Firenze.

Quello che è certo è che l’Atalanta è un esempio eclatante, di come sia possibile costruire un progetto vero, serio, funzionale e funzionante anche in questo calcio miliardario. Un esempio su tutti ha un nome: Josip Ilicic. Svenduto, regalato all’Atalanta per 5 milioni per poi spenderne decine e decine per i vari Benassi, Norgard, Edimilson, Mirallas, Dabo, Simeone (18 milioni!!! in panchina), Vitor Hugo (8 milioni, in panchina), Saponara, Gil Dias, Bruno Gaspar e compagnia “bella”. Che tanto bella, non è.

A parte il “mistero Gerson“. Un giocatore preso in prestito dalla Roma, sempre uno dei peggiori in campo, sempre presente in campo. Con Montella, come con Pioli. Il motivo sarà probabilmente scritto sul contratto, non c’è altra spiegazione. A parte anche la situazione portiere, con un giovane Lafont (pagato 9 milioni) che troppo spesso in questa stagione è stato protagonista di clamorosi errori, come quello che stasera è costato la finale di Coppa italia. Mentre Dragowsky, tanto per dire, nell’ultima partita a Empoli ha parato anche le palline di carta lanciate dagli spalti.

Ingiusto addossare tutte le colpe a Lafont, sia ben chiaro. E’ giovane, si farà. Si spera. Come del resto è molto giovane tutta la squadra, scusante che però risulta essere sempre meno tale. Perchè una squadra giovane dovrebbe almeno correre più veloce delle altre. Invece anche l’Atalanta, che pure ha beneficiato di due giorni in meno di riposo, correva il triplo.

In mezzo a tutto questo c’è Federico Chiesa. Il predestinato. Il campione che tutti vogliono. Il campione sul quale si potrebbe costruire la squadra intorno, se fossero altri tempi. Se ci fossero altri progetti. Che non ci sono, sia chiaro lo abbiamo ben capito. Il progetto Viola si chiama “autofinanziamento” quindi lo scenario è ben presto immaginabile. E nessuno potrà pretendere che Federico ne faccia parte. Ha diritto di pretendere molto di più per la sua carriera sportiva che lottare per il nulla.

Con un campionato del genere, sarà già difficile riprendere i soldi spesi per molti giocatori. O per pagare eventualmente le clausole per trattenere quelli in prestito con diritto di riscatto.

La strada percorribile è quindi una e una sola: vendere chi è vendibile. Veretout è praticamente già a Napoli, per Chiesa si è già scatenato mezzo mondo. Cento milioni (milione in più, milione in meno) a disposizione per ripartire. Con Corvino? Grazie, anche no. E’ il segnale che i tifosi si aspettano: mandare via Corvino a fine stagione. Lo hanno sperato fin da quando è tornato Montella, che con il Direttore leccese non ha mai avuto rapporti idilliaci.

Sarebbe almeno un segnale, un riconoscere che questa squadra è stato un fallimento. Non voluto.

Perchè, viceversa, la conferma di Corvino significherebbe solo complicità. E allora sarebbe tutto evidente, più di quanto non lo sia già.

Allora il fallimento, almeno quello sportivo, quello che fa appassionare e che porta le persone allo stadio, risulterebbe palesemente annunciato. Come rischierebbe di esserlo per le prossime stagioni. Quel “vivacchiare” sufficiente a valorizzare giocatori sconosciuti o da recuperare per poi creare plusvalenze.

Firenze non merita questo. Firenze non può più accettare questo.

La speranza è che cominci a diventare chiaro anche per i Della Valle. O toccherà ai tifosi farlo capire una volta per tutte con l’unico mezzo che hanno: lasciare lo stadio vuoto. Altrimenti, significherà accettare, anche da parte loro, questo triste compromesso.

Inaccettabile, per la Storia che la Fiorentina ha nel Calcio.

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