La tensione tra la tifoseria gigliata e Dusan Vlahovic, come era prevedibile, è già cominciata. Al termine della partita col Venezia, complice anche una brutta sconfitta e soprattutto una squadra che sembrava quella degli ultimi due anni, gli animi dei tifosi si sono surriscaldati e ovviamente il primo giocatore nel mirino è stato l’attaccante serbo.

L’uscita di Commisso non si può dire che sia servita a molto, se non a creare un clima di tensione tra giocatore e ambiente. Come era prevedibile. Del resto i malumori già c’erano, perché al di là delle parole del patron viola, il rinnovo non arrivava e i tifosi viola non sono certo stupidi.

Il patron viola ha sempre voluto mantenere un atteggiamento di chiarezza verso i propri tifosi, le sue paole non hanno fatto che anticipare quello che sarebbe inevitabilmente successo.

Convivere con un giocatore che non vuole rinnovare accade a tutte le squadre e accadrà, in questo calcio, sempre di più. Belotti al torino, Kessiè al Milan, Insigne a Napoli, come fu Donnarumma per lo stesso Milan. Tutti esempi di giocatori “separati in casa” dove però non si stanno segnalando tensioni particolari tra la tifoseria e il giocatore.

Ma Firenze è diversa. Molti addetti ai lavori stanno puntando il dito proprio contro i tifosi, invitandoli a capire che il calcio adesso è così, che non ci si deve affezionare ad un giocatore. Chi lo dice non conosce Firenze e i fiorentini. Mi stupisco delle parole di “Ciccio” Graziani in questa direzione, lui che proprio con la maglia viola ci ha giocato e dovrebbe conoscere la passione con cui i tifosi viola seguono la propria squadra.

Il tifoso fiorentino arriva ad amare fino all’inverosimile, fino a riempire una stadio in C2. Quale altra squadra del mondo può vantare un attaccamento del genere? Poche, quasi nessuna.

Il rapporto con Vlahovic stava appena nascendo, un giocatore giovane cresciuto nella Primavera viola che finalmente sembrava poter esplodere con la maglia della prima squadra. Nessuno si aspettava che avrebbe passato la vita a Firenze, forse qualcuno lo sperava, certo. Ma neanche che prendesse in giro la città che lo ha fatto crescere e che ha avuto fiducia in lui.

Perché il punto è proprio questo. Vlahovic, forse spinto dal suo entourage, ha scelto la linea della presa in giro. I suoi agenti hanno detto di aver sempre chiarito con la dirigenza viola la volontà del ragazzo di andare via da Firenze, ma non è stato lo stesso giocatore, a Moena, a dire a un tifoso che gli chiedeva quando avesse firmato “Quando mi propongono firmo?”.

Sembrava fosse addirittura la società viola a far slittare i tempi. Invece era già tutta una strategia, per prendere tempo e arrivare più vicini possibili alla scadenza del contratto. Tutto perché in estate Commisso aveva rifiutato un’offerta dell’Atletico Madrid di 50 milioni più bonus, confessato dagli stessi agenti del ragazzo. Indispettiti, probabilmente, tanto da prendere in giro una intera tifoseria facendo credere che quella firma sarebbe arrivata da un momento all’altro.

Ma l’intenzione no c’è mai stata. E adesso i tifosi viola lo sanno benissimo. Fare finta di niente? Non a Firenze. Non fa parte del nostro DNA. Siamo consapevoli che il calcio è cambiato, che non esistono più le bandiere, che il potere è i mano ai procuratori a cui niente importa dei tifosi.

Ma non puoi neanche chiedere al tifoso fiorentino di passarci sopra. Soprattutto se lo spettro dell’ennesimo giocatore che da Firenze parte in direzione Juventus aleggia nell’aria.

I commenti dei tifosi sui social in questi giorni sono eloquenti. Come quello che dice “Meglio tredicesimi senza Vlahovic che quindi con Vlahovic. In tribuna”.

Tanto per far capire, a chi non lo avesse ancora capito, che al tifoso viola, soprattutto quello più “storico”, interessa vincere, certo, ma c’è una cosa che va addirittura oltre. Interessa il rispetto. Che, in questo caso, non c’è minimamente stato.

L’orgoglio del tifoso viola una debolezza? Forse. Ma è sempre stata anche la nostra forza. Quella che ci ha contraddistinti nel mondo. Cambiare la storia di una civiltà come quella fiorentina, è impossibile.

Alessandro Mazzoni

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