Italiano ha portato la Fiorentina a giocare due finali in una sola stagione come non succedeva da 60 anni. Ma le ha perse in malo modo, anche (o soprattutto, per molti..) per sua inesperienza.

Italiano ha portato la Fiorentina al quarto posto in classifica come non succedeva da molto tempo, dopo aver ereditato la squadra nei bassifondi della Serie A. Ma nell’ultimo mese e mezzo (e non solo) è stato al centro di mille polemiche per scelte scellerate di formazione, oltre che per cambi a partita in corso quantomeno incomprensibili. E non da meno gli viene imputato di essere lui ad aver voluto tutti i costi Nzola la scorsa estate e per questo punta praticamente sempre su di lui, anche quando è oggettivamente impresentabile.

Insomma, Vincenzo Italiano è il centro nevralgico della crisi viola, quella appurata ieri dopo l’incredibile rimonta del Lecce nei secondi finali del match di Via del Mare, quando da sotto 2-1 sono riusciti a ribaltarla fino ad un clamoroso 3-2, ottenuto dal 90′ in poi. Perché per molti tifosi ma anche per molti addetti ai lavori, ieri l’ha persa solo e soltanto lui.

In mezzo una squadra forse sopravvalutata e una società colpevole di non aver aiutato la squadra nel mercato di gennaio, quando c’era bisogno di qualche innesto importante, soprattutto sulle fasce, come chiesto a “gran voce” proprio dal tecnico gigliato.

I segnali arrivati da Lecce sono tanti e tutti molto preoccupanti. Un altro primo tempo regalato completamente agli avversari, che solo per fortuna e per “San Pietro” Terracciano non hanno chiuso la prima frazione già con un irrimediabile 3-0. Un’altra formazione iniziale con mille dubbi e di nuovo diversa, tra Nzola schierato esterno a destra (anche se brancolava un po’ per tutto l’attacco) e l’unico esterno a “tempo pieno” Sottil schierato sulla sinistra oltre a Beltran attaccante. Una squadra molle, sempre in balìa dei salentini. E poi quella barriera che molto stranamente si apre proprio dove si trovano Sottil e Bonaventura. Già, c’è anche la questione “Jack”. Che in questo mercato è stato chiesto con insistenza dalla Juventus, molti dicono che ci voleva andare, visto anche il mancato accordo sul rinnovo con richiesta di aumento che avrebbe provocato un grande attrito con la società.

Formazione di nuovo sbagliata, evidentemente, se è vero che nell’intervallo mister Italiano decide di cambiare quasi tutto. Dentro Mandragora, dentro Belotti. E poi dentro perfino Nico Gonzalez. Ovvero, da giocare a malapena con una punta, ieri ad un certo punto c’erano contemporaneamente in campo, Belotti, Beltran, Nzola e Nico Gonzalez, ben 4 attaccanti. Necessità? Ripicca per un mercato che non c’è stato? Difficile capire cosa abbia portato mister Italiano a sconvolgere completamente il proprio credo. E gli era andata pure bene, perché una Fiorentina finalmente a trazione offensiva era riuscita a pareggiarla con il subentrato Mandragora e perfino a ribaltarla con un gol “di rapina” del solito Beltran.

Poi di nuovo un cambio incomprensibile, fuori Beltran al posto di Parisi con Nzola che resta inspiegabilmente in campo, dopo l’ennesiva prestazione da dimenticare. E arriva perfino la traversa di Belotti che poteva chiuderla!! A proposito di “sliding doors“…..

Ma il destino, si sa, spesso ci mette lo zampino quando ti intestardisci sulle idee più strampalate. Ed è quindi proprio Nzola, con un rilancio sbagliato, a dare il via al pareggio di Piccoli. Non un caso, proprio lui, il “pupillo” del tecnico. A quel punto un film già visto, la squadra si disunisce, la testa dei giocatori va altrove e arriva il gol del 3-2. Come era logico aspettarsi, a quel punto.

Il “giocattolo si è rotto”, si usa dire in queste situazioni. La Fiorentina, dal quarto posto in classifica, rischia di venire risucchiata fino al decimo posto, nell’anonimato. Tante squadre sono tutte lì, questo è vero, ma attualmente nessuna come la Fiorentina è tanto lontana dall’essere squadra. Quella squadra che fino a dicembre era considerata “fiore all’occhiello” di uno dei tecnici più emergenti del nostro calcio.

Ora, come suddividere le percentuali di colpa, tra tecnico, società e squadra, è esercizio molto difficile. Ognuno ci ha messo del suo. Forse è vero tutto. Questa squadra è stata sopravvalutata, se è vero che molti elementi lottavano con Iachini per non retrocedere. Il tecnico ha tirato fuori ben più “del sangue da certe rape”, ma lui stesso spesso si è dimostrato essere una di quelle stesse rape. Come è altrettanto vero che molti giocatori hanno avuto una involuzione spaventosa, basti pensare a Parisi, a Maxime Lopez, allo stesso Nzola. E poi c’è Commisso, che “ha chiuso i rubinetti”, proprio come fecero i Della Valle nel 2016, quando c’era da fare il salto di qualità.

Nessuno finora ha parlato, per cui è difficile giudicare, soprattutto non vivendo l’ambiente dal suo interno. Ma la situazione appare piuttosto grave, con una società che potrebbe perfino aver scaricato il proprio tecnico e per questo non accontentato nel mercato appena concluso, magari già scottata dai soldi buttati via per Nzola, fortissimamente voluto proprio dall’ex Spezia.

Come uscirne? Difficile da prevedere. Nel 2016 non se ne uscì. E quel mercato segnò, di fatto, la resa dei Della Valle a Firenze. Cosa segnerà questa crisi è presto per dirlo. Ma il tempo è davvero poco, c’è una Conference da giocare, una semifinale di Coppa Italia e una posizione europea in campionato ancora da difendere.

Come? Chi lo sa è bravo. Speriamo che, almeno fino a fine stagione, fosse solo per lo stipendio non certo misero che prende, quello bravo a capirci qualcosa sia proprio e ancora lui, Vincenzo da Karlsruhe. E a fine stagione, si vedrà che fare. Magari con un altro pass per l’Europa in tasca, che renderebbe ogni valutazione (e decisione) già più dolce. Ora come ora ‘è solo una cosa da fare da tifosi: continuare a crederci, sperarare, incrociare le dita. E tifare Fiorentina.

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