Qualcuno continua pure a criticarlo, ma siamo a Firenze. Qui sono stati criticati perfino Roberto Baggio e Giancarlo Antognoni. E’ nel nostro DNA.
Eppure la Fiorentina, quest’anno, si dimostra sempre più Vlahovic-dipendente.

Il giovane serbo, all’eta di 21 anni e soprattutto alla sua prima vera stagione da titolare, ha già messo a segno 17 gol in 32 presenze, praticamente un gol ogni 2 partite. Uno score che gli ha permesso di essere al sesto posto in classifica marcatori insieme  a Lorenzo Insigne del Napoli, ad un solo gol di distanza da bomber del calibro di Immobile e Muriel, davanti a goleador come Lautaro Martinez, Berardi, Belotti o Zapata. E scusate se è poco, direbbe lui.

Nelle ultime stagioni mai nessuno in maglia viola aveva segnato come lui, considerando che nella passata stagione il miglior marcatore gigliato era stato Federico Chiesa con 10 gol (24° posto in classifica), nella stagione 2018/19 per trovare un giocatore viola bisognava adirittura scendere alla 29° posizione (Marco Benassi, addirittura un centrocampista, con 7 gol) e in quella 2017/18 dove le cose erano andate un po’ meglio, Giovanni Simeone in 8° posizione con 14 gol.

In poche parole, nessuno come Vlahovic. Andando a scomodare i grandi bomber del più recente passato viola, senza voler fare nessun paragone ma solo a livello statistico, Gabriel Omar Batistuta, nella sua prima stagione in maglia viola (1991/92) aveva messo a segno 13 gol in 27 partite, nelle due stagioni successive (una in Serie A e una in Serie B) il “Re Leone” aveva messo a segno sempre 16 reti rispettivamente in 32 e 26 presenze. Solo il quarto anno in maglia viola il bomber di Reconquista aveva un bottino più ghiotto, con  26 reti in 32 partite.

Neanche Giuseppe Rossi, alla sua seconda stagione in maglia viola (2013/14), era riuscito a fare meglio. Fermandosi a 16 reti in 21 partite, ma lo sfortunato “Pepito”, doveroso ricordarlo, fu fermato da un grave (ennesimo) infortunio durante la partita col Livorno, il 5 gennaio 2014, in uno scontro con Rinaudo.

Il problema della Fiorentina è un altro, è il fatto che dietro a Dusan ci sia … il vuoto. Dopo Vlahovic, tra i marcatori viola, troviamo Castrovilli con 5 reti (realizzate parecchie giornate fa),  Milenkovic (un difensore) con 3 reti, poi Ribery, Bonaventura, Caceres ed Eysseric con 2. Troppo poco per una squadra che voleva partire con ambizioni ben diverse dalla salvezza e considerando che Vlahovic doveva essere poco più che una scommessa.

Sono mancati i gol di Ribery, fermo a 2 reti, nonostante non sia storicamente un bomber. Quelle di Kouamè, fermo addirittura a 1 rete. Quelle di Callejon, che in campionato non ha mai segnato (e poco giocato).

Un problema, quello del gol, iniziato da Montella, proseguito con Iachini e Prandelli. Quest’ultimo però, ha avuto il merito di lanciare in pianta stabile Vlahovic, che ha “tolto le castagne dal fuoco” in quella che poteva essere una situazione ancora più tragica.

Se da una parte la Fiorentina si è dimostrata Vlahovic-dipendente, colmando però la lacuna della mancanza di un bomber nelle stagioni precedenti, dall’altra la società gigliata potrebbe rischiare di perdere già da subito il suo “gioiellino”. La questione del mancato rinnovo è chiara ormai anche ai muri.

Si poteva agire con più celerità? Si, sicuramente. Ma ora serve trovare una soluzione per tenere Vlahovic a Firenze, almeno per un altro anno o due.

Anche perchè, quel “tesoretto” che potrebbe portare la sua cessione (si parla attualmente di una cifra intorno ai 50/60 milioni), andrebbe comunque reinvestito in un goleador che possa assicurare almeno lo stesso rendimento di Dusan. E non è facile, se consideriamo che per Belotti, Cairo chiede una cifra comunque non inferiore ai 40. E il “Gallo” di reti, quest’anno, ne ha segnate ad oggi solo 12.

Commisso e i suoi dirigenti dovranno lavorare sodo nelle prossime settimane per trovare un punto di incontro con il giovane serbo. Perchè perdere anche lui sarebbe davvero dover ricominciare tutto daccapo. Ancor più di quanto già non sia necessario.

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