La posizione di Vincenzo Montella alla guida della Fiorentina è diventata ancora più delicata dopo la sconfitta col Torino.
Il tecnico partenopeo è sull’orlo del precipizio, come del resto la sua squadra. Il peggior inizio di stagione della storia della Fiorentina con il campionato a 3 punti.
In 24 partite totali sulla panchina della Fiorentina dal suo ritorno a Firenze, ha collezionato una media punti di 0,88 a partita. Il peggior risultato della sua storia da allenatore (finora aveva fatto peggio soltanto alla Sampdoria nel 2015/16 con una media di 0,89 punti a partita dopo 27 partite).
Ben lontani dagli 1,80 punti a partita ottenuti in ben 153 partite con la Fiorentina dal 2012 al 2015.
Lui stesso si è reso conto di essere in deficit di risultati, tanto da ammettere di dover migliorare sotto questo punto di vista.
I tifosi sono in accordo, almeno per la maggioranza, che la sostituzione del tecnico sia assolutamente necessaria. Per molti è l’unico colpevole, considerando la rosa attuale non inferiore a quella di altre squadre contro cui la Fiorentina ha perso anche in malo modo. Per altri è la soluzione più funzionale per dare una scossa, dal momento che non è possibile cambiare tutti i giocatori (considerati, anche loro, colpevoli per il loro atteggiamento in campo).
Nell’interrogarsi su chi potrebbe essere l’eventuale sostituto (Gattuso sembra sempre più vicino al Napoli, Spalletti sotto contratto con l’Inter che non fa sconti a nessuno, Di Francesco e Giampaolo hanno già allenato squadre di Serie A in questa stagione quindi per regolamento non possono allenarne un’altra fino a fine stagione…) sembra anche giusto interrogarsi sulle reali responsabilità del tecnico di Pomigliano d’Arco.
Rocco Commisso lo ha voluto alla guida della Fiorentina per ricreare quel tandem vincente con Pradè che tanto fece sognare i tifosi viola sotto la gestione Della Valle.
Ma nè l’uno, nè l’altro, sono stati capaci al momento di soddisfare in pieno le aspettative del presidente, tanto meno quelle dei tifosi viola. Perchè se da una parte possono essere oggettive le responsabilità del tecnico, dall’altra lo sono altrettanto quelle del Direttore Sportivo, che questa squadra l’ha costruita.
Attenuanti? Molte. E tutte molto concrete. La Fiorentina è stata acquistata dalla nuova proprietà solo il 6 giugno di quest’anno. Non si nasce e si vola, ci verrebbe da dire. Il DS ha dovuto lottare contro il tempo per assicurare al suo tecnico una rosa quanto più possibile competitiva. Consegnandola a Montella, in modo completo, soltanto a settembre. Ovvero appena 3 mesi fa.
Si era puntato a nomi altisonanti (De Paul e Tonali su tutti, ma anche Berardi, Politano, per fare alcuni nomi) riuscendo a “portare a casa” solo l’ex Bologna Pulgar (che ancora non ha trovato la sua vera dimensione in squadra), Lirola (forse il fratello di quello ammirato a Sassuolo?), Ghezzal in prestito dal Leicester (con presazioni spesso imbarazanti come quella col Torino), Dalbert in prestito dall’Inter (alti e bassi), Caceres che era svincolato (partito bene ma anche lui spesso alla deriva con la squadra).
In mezzo l’intuizione di riportare a Firenze Gaetano Castrovilli (vera perla della stagione), la caparbietà d trattenere Chiesa (con un grande dubbio sulle reali motivazioni del giocatore a vestire ancora questa maglia), la scommessa Boateng (clamorosamente persa, per il momento), il “colpo” (rimasto per ora in canna) Pedro e la “ciliegina” di cecchigoriana memoria Franck Ribery (che spesso predica nel deserto).
Di contorno una serie di ragazzini in “erba”, tra i quali Dusan Valhovic, mattatore in Primavera nella scorsa stagione ma ancora troppo acerbo (ovviamente) per potersi caricare in spalla tutte le responsabilità dell’attacco (spuntato) viola.
E, per completare l’opera, il ritorno di Badelj, acclamato dallo stesso Pradè come “il suo miglior colpo del mercato“, frase da “ultime parole famose”, perchè il “vecchio” Milan si è rivelato l’ombra del giocatore già in fase decadente che lasciò Firenze e che ha fatto molta, moltissima panchina alla Lazio. E non a caso, rivedendolo in campo.
Serviva almeno un regista di alta caratura e non è arrivato. Serviva almeno un attaccante che potesse assicurare la doppia cifra e non è arrivato. Le “nozze coi fichi secchi” sono roba difficile per tutti. Tanto più per un allenatore venuto da diverse stagioni fallimentari e che ha puntato a Firenze come una sorta di “ultima spiaggia”.
La cornice del quadro? Le squalifiche, gli infortuni. Prima la squalifica di Ribery che lo ha tenuto fuori 3 giornate. Poi gli infortuni dello stesso “Re Franck”, di Pezzella e dello stesso Chiesa. Guarito forse dalla sua pubalgia, ma non dal suo “mal di pancia”.
Spogliatoio unito? Si (dice Montella), forse (si chiedono i tifosi), no (dimostrano i fatti). Soffia l’aria del “tutti contro tutti”, con giocatori che si mandano felicemente a quel paese, altri che sbraitano come signorine se vengono sotituiti, un allenatore che dà la colpa al Direttore Sportivo, un Direttore Sportivo che “graffia gli specchi”.
E ora il presidente è sull’orlo di una crisi di nervi. Lui arrivato a Firenze con un entusiasmo incontenibile, capace di investire 70 milioni in un Centro Sportivo in 3 mesi mentre se ne parlava da decenni, ritrovatosi improvvisamente a fare i conti con la realtà del calcio italiano. Dove niente si inventa.
“Non posso venire a Firenze con mia moglie e mio figlio e vedere partite del genere” ha tuonato dopo la partita col Torino. Lui che ha sempre difeso tutto e tutti addossandosi tutte le colpe, è evidentemente stanco di “porgere l’altra guancia”.
Fiorentina-Inter dietro l’angolo, sa tanto di ultima possibilità per Montella. Almeno stando alle parole di Commisso. Se la Fiorentina dovesse perdere Montella sarà probabilmente esonerato.
Vittima sacrificale? Ha le sue colpe. Come tanti altri. Ma probabilmente sarà l’unico a pagare. Almeno nel breve periodo. Perchè c’è un mercato di gennaio alle porte e il presidente ha assicurato che farà di tutto per rinforzare la squadra per quanto possibile. La “palla” (i soldi) passa a Pradè. Che non potrà più sbagliare. Perchè quello di Montella potrebbe non essere l’unico nome nel taccuino del presidente, da depennare.