Quello che era più da evitare è quello che è accaduto. La Fiorentina di Vincenzo Italiano perde la 3° finale consecutiva, i numeri sono impietosi.

E quel che è peggio, oltre all’aver visto per la prima volta una squadra greca alzare una coppa europea grazie alla “Caritas Fiorentina”, è il fatto di averla persa, esattamente come l’anno scorso, per un gol forse evitabile (Ranieri male come l’anno scorso Igor…) che è arrivato a pochi minuti da calci di rigore, l’anno scorso dai supplementari.

La Fiorentina ha giocato una partita brutta, spaventata, molle, soprattutto in quegli elementi che in questa squadra dovrebbero portare la qualità: Nico Gonzalez, Bonaventura, Arthur su tutti. A cui si aggiunge l’ennesima partita senza gol di Belotti, di Nzola, di Kouamè, di Ikonè. E un Barak spettatore non pagante, con un Biraghi incapace di mettere un pallone decente dentro.

L’Olympiakos? Poco e nulla, fino al gol ci si chiedeva come avesse potuto buttare fuori l’Aston Villa facendogli addirittura 6 gol. E lo stesso El Kaabi, ma come poteva fare così paura se non aveva quasi toccato palla per tutta la partita?

Poi è arrivato quel gol. Di El Kaabi. Ovviamente. Con Ranieri a farfalle e Terracciano che non è riuscito a fare l’ennesimo miracolo della partita. E allora capisci che per vincere, nel calcio, serve una cosa molto semplice: avere almeno UN giocatore in grado di fare gol.

E un allenatore vincente. Perchè a mister Italino non si possono imputare tutte le colpe per aver perso tre finali su tre, per carità, ma alcune sì. Perchè stasera serviva quella Fiorentina che, forte dell’esperienza della passata stagione, ma con molta meno paura, facesse semplicemente quello che sa fare.

Invece abbiamo visto una squadra violentata, guardinga, improvvisamente più trapattoniana che zemaniana. E allora ci domandiamo: caro mister, ma propio stasera?

Probabilmente Italiano tra qualche giorno dirà di non essere più l’allenatore della Fiorentina. E forse è meglio così, per due semplici ragioni. La prima è che in questo modo si toglierà ogni alibi alla squadra e alla proprietà. Capiremo se la rosa sarà davvero all’altezza delle aspetattive dei tifosi.

Secondo, non ce ne voglia il buon Vincenzo, ci piacerebbe poter vedere anche altro oltre al pallone tornare a Terracciano dopo che 4 secondi prima era al limite dell’area avversaria.

Lo rimpiangeremo, si dice. Probabilmente sì. Ma nella vita e ancor più nel calcio, se non riesci ad alzare un trofeo dopo ben 3 (tre!) finali consecutive, forse qualcosina è sbagliata. Nei giocatori, certo, ma anche nel manico.

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