Un altro editoriale di Enzo Bucchioni su Violanews:

“[…]  dopo le parole di Pradè di domenica sera, la successiva lettera di Rocco Commisso, la conferenza di Ferrari e dello stesso Pradè, non resta che aspettare di vedere i fatti, il realizzare tutte o in gran parte le cose dette e i piani annunciati dalla dirigenza viola. Come ben sapete, sono abituato a valutare le cose dopo averle analizzate, la gente del calcio dopo averla vista all’opera. Non ho i pregiudizi, l’astio o la voglia di rivincita di molti. Aspettiamo sereni… Le parole però mi sono piaciute e questo comunque va detto. Chi si scusa è umile. Chi riconosce i propri errori ha voglia di migliorarsi. Ho visto e sentito, conosco tanti presidenti, allenatori e dirigenti del calcio allergici a qualsiasi tipo di autocritica. Diciamo che sono la maggioranza. E anche se il tutto è stato tardivo (come qui sottolineato subito), comunque è arrivato. […] Palladino invece è arrivato, come previsto, e aggiungo soltanto poche cose rispetto a tutto quello che ho già scritto nelle ultime settimane. E’ un talento della panchina, viene da due anni pieni di calcio e di tante idee moderne, ha grande ambizione, un lavoratore tenace, consigliato da Galliani, elogiato a gran voce dalla scuola allenatori di Coverciano che lo ritiene uno degli migliori degli ultimi anni. Ha preferito la Fiorentina al Benfica. Non aggiungo altro, non resta che vederlo all’opera. […] Si poteva fare di più? Sicuramente. Forse sarebbe bastato segnare il rigore e vincere a Sassuolo. Ma chi dice che la Fiorentina deve stare stabilmente attorno al quinto posto per la sua storia, è un ignorante, calcisticamente parlando, perché confonde il calcio romantico con il calcio moderno dal ’90 in poi, con i diritti tv, la Legge Bosman e il fair play finanziario. E’ un altro sport. I grandi sono ancora più grandi, i medi faticano, i piccoli sempre più piccoli. Poi ci sono le eccezioni e la Fiorentina può diventare un’eccezione. Certo. Ma come? Sbagliando meno nelle scelte, ho scritto più volte che di quattro centroavanti arrivati in due anni non se ne fa uno, allargando e perfezionando lo scouting sul modello Benfica, Porto, ma anche Atalanta. La sfida è lì, a questi livelli gli errori si pagano il doppio, la dirigenza tecnica deve ridurli rispetto alle passate stagioni. Gennaio in testa. Non si insegue Gudmundsson per un mese, si doveva capire che il Genoa non lo avrebbe mai venduto in inverno. Ma anche Zaccagni, con la piazza calda un’operazione del genere Lotito non la poteva fare. […]

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