Le prime parole di Cesare Prandelli al suo ritorno sulla panchina viola.

Inizia il DS Pradè: “Siamo arrivati alla decisione di cambiare, il calcio presenta situazioni anomale e ringraziamo tantissimo Beppe per quello che ha fatto per noi. Siamo felici di Cesare e del suo arrivo, una scelta fortemente condivisa. E’ un allenatore che conosco bene, sia come allenatore che come uomo. Da parte della Fiorentina un grande benvenuto.”

La parola passa a Cesare Prandelli, che si presenta così:

Due cose prima di inaiziare. Questo aseptto umano mi piace molto, ho incontrato Beppe e l’ho abbracciato perchè mai mi sarei aspettato di entrare in questa situazione.
Mi piace questo aspetto umano per iniziare un bel lavoro di squadra.
Stanotte ho dormito poco, il primo pensiero è stato se ci fosse stato qui Ciccio (Rialti, ndr). Avrebbe fatto un discorso per tutti noi e tutti lo avremmo accolto questo segnale da parte di Ciccio, quindi ciao Ciccio.
Fino a poche settimane fa non avrei mai pensato di essere un papabile, ho ricevuto una telefonata una settimana fa che mi ha stupito e commosso. Mi ha chiamato Preziosi, a mezzanotte, e mi ha chiesto se ero pronto perché aveva parlato molto bene di me, senza dirmi a chi. Ecco, lo voglio ringraziare pubblicamente

Iniziano le domande.

Bentornato a casa Cesare, in questo momento della tua vita cosa può darti la Fiorentina e cosa puoi dare tu alla Fiorentina?
Nella mai vita c’è sempre stato il pensiero della Fiorentina, credo di essere l’unico allenatore che negli ultimi anni ha sempre fatto l’abbonamento a questa squadra. Spero di poter dare tanto.

Nelle ultime tue dichiarazioni hai parlato di Kouamè che per te non è punta e Amrabat che non è regista. Hai già delle idee in merito?
Qualche idea ce l’ho ma prima voglio confrontarmi con i giocatori, devono essere convinti loro di qualche cambio. Per me Koaumè può essere punta o seconda punta in base alle sistuazione. Riguardo Amrabat dipende cosa si intende come regista, lui ha delle qualità straordinarie e può supportare a volte anche il giocatore davanti alla difesa ma il suo ruolo è diverso. Io ho detto subito a Daniele (Pradè, ndr) che questa squadra ha un buon motore e ci sono le basi per lavorare bene.

In questi 10 anni c’è mai stata la possibilità del ritorno? E lei come è cambiato?
Bisogna vivere di emozioni altrimenti la vita è finita. L’amore che provo per questa squdra è molto profondo, non ho posto condizioni, mi sono messo a servizio della società. Spero di ripagare come allenatore ma anche come tifoso. Per questo ragionerò coi giocatori come se fossi un tifoso vero, visto che ho sempre comprato l’abbonamento. Come mi ritrovate, le cose cambiano, ma a Firenze è impossibile non avere fame. Io che vivo a Firenze so cosa vuol dire. E’ una città molto esigente e quindi dobbiamo essere bravi noi a capire dove siamo e dove possiamo andare. In questo modo ci perdoneranno anche alcuni errori che ci saranno.

Il primo colloquio con Commisso? E chi glielo ha fatto fare di tornare qui?
Chi me lo ha fatto fare, il cuore. Tanti tifosi mi hanno chiesto in questi anni di tornare, ma io non sarei mai andato via. La storia la sappiamo. Qui ora c’è una società che vuole fare una grande squadra, c’è una sfida importante e so che non sarò solo in questo percorso. Ho trovato in Rocco e Joe due persone straordinarie, prima di parlare di lavoro hanno voluto incontrare Beppe e salutarlo e questo è molto importante in questo calcio. C’è un grande rispetto e per questo penso possiamo costruire qualcosa di importante.

Come si tira fuori il senso di appartenenza a questa squadra? Visto che lei aveva deto che Iachini doveva trovare questa cosa
Il senso di appartenenza è abbastanza semplice, basta vivere la città e parlare coi tifosi. La squadra che indossa questa maglia deve uscire sempre a testa alta, dare sempre tutto quello che ha. Dobbiamo togliere tutti gli ostacoli e avere il coraggio per fare le cose. Saremo premiati perchè conosco la tifoseria, ed è giusto così perchè a Firenze è nato tutto, l’arte, la cultura. Firenze non si sente mai battuta e non vuole sentirsi seconda a nessuno.

Lei ha vissuto gli anni migliori dei Della Valle, che ricordi ha? Cosa si trattiene di buono per questa nuova avventura? C’è un’idea di rimanere qui anche nel futuro magari all’interno della dirigenza?
Per 4 anni e mezzo è stato un rapporto basato sul rispetto e la fiducia. Negli ultimi mesi è cambiata l’idea di progetto tecnico, può capitare che dopo tanti anni non si sia d’accordo su un progetto tecnico diverso. Ma io non ho mai avuto grandi problemi, se dovevamo dirci qualcosa ce lo dicevamo ma poi fuori avevamo tutti la maglia della Fiorentina addosso.

In questi mesi quale è la nuova pagina che sogna di scrivere qui?
Il mio sogno, la mia volontà è quella di proporre una squadra molto propositiva e coraggiosa, è un sogno tecnico. Una squadra che gioca e che non abbia paura di nessuno. Sono convinto di poterlo fare perchè ritengo questa una buona squadra.

Un saluto per la gente per chiedere aiuto sul suo ritorno a Firenze?
Alla gente non devi chiedere molto, devi solo ascoltare. L’ascolto ti fa imparare a non commettere errori. Soprattutto avere rispetto per tutti. In questo momento chiedere aiuto è complicato perchè c’è una vita sociale molto complicata, noi siamo privilegiati. Chiedere aiuto in questo momento, con tutti i problemi che le persone hanno, non me la sento.

Quali sono gli errori che non deve commettere un tecnico quando arriva a stagione iniziata?
Di non avere troppa voglia ed esuberanza, ma iniziare con principi di base, molto pochi ma chiari. Allora poi puoi entrare nei dettagli e miglioare anche i singoli giocatori. L’errore che posso fare è trasmettere troppa adrenalina ai giocatori, troppe notizie per loro. Anche per loro è una giornata traumatica, anche loro erano molto legati a Beppe, lo rispettavano, gli volevano bene.

Tu volevi tanto il Centro Sportivo, finalmente ci potrai entrare da allenatore della Fiorentina? E’ l’obbiettivo di stare nella parte sinistra della classifica può bastare per i giocatori o serve uno stimolo in più?
La parte sinistra deve essere un principio e non un arrivo. Mi auguro che i giocatori mi seguano, non mi voglio accontentare di essere lì. Certo non voglio vendere fumo, i sogni devo rimanere ma devono avere il tempo di svilupparsi. Quando mi ha chiamato Pradè in cinque secondi abbiamo iniziato a parlare di calcio, lo devo ringraziare molto, c’è grande sintonia.

Ha sentito qualche ex viola della vecchia guardia? C’è qualche discorso legato a Batistuta per entrare nel suo staff?
Bati l’ho sentito per comuncare questo, Batistuta per me è sempre un valore aggiunto. Essere allenati da un grande attaccante è una cosa interessante. In questo momento non si può fare ma è un discorso che si può riaprire più avanti.

La prima cosa che le ha chiesto il presidente?
Il primo pensiero è che secondo lui è una buona squadra e sta a noi adesso tirarne fuori il meglio. L’ho trovato sul pezzo e molto positivo. E’ distante ma presente.

L’incontro di Ribery deopo la serata di Monaco?
Non lo incontro da quella serata, voglio sentire lui se si ricorda qualcosa di quel furto che ci hanno fatto. Gli dirò che è un mariuolo…

Si ripartirà dalla difesa a 4?
Quando si parla di un sistema di gioco si parla sempre in funzione della fase difensiva, ma devi capire come sviluppi il gioco. La mia idea può essere cercare di capire se i giocatori sono capaci e predisposti nel cercare di avere una soluzione, giocando a 3 o a 5 la maggiro parte delle squadra quando sono in svantaggio passano a 4. Già questo cambio ti deve far trovare preparato in fase di gioco.

Le difficoltà delle partite con questo Coronavirus?
Noi siamo privilegiati e il tifoso aspetta quella partita. E’ una situzione da affrontare da un punto di vista anche emotivo. Tutti giocano a porte chiuse, quello che ho visto io è che le squadre più tecniche stanno dando qualcosa di più altrimenti si rischia di giocare un “allenamento”. Dobbiamo arrivare preparati anche mentalmente. Abbiamo una fortuna sfacciata e quindi dobbiamo essere generosi nei confronti della gente che ci guarda.

Una Fiorentina con una mentalità europea?
La prima cosa è la mentalità. Dobbiamo avere la mentalità di una squadra forte, importante. La mentalità che ha questa città. Quando i giocatori capiscono che il tuo modo di essere viene ripagato, sono convinto che tanti giocatori non sanno le qualità che hanno.

Si sente un traghettatore?
Chiamatemi come volete, traghettatore, supplente, non mi importa. Io voglio fare questo lavoro in modo importante. Sono in una società che premia la meritocrazia, in questo momento non ci penso per niente. Sarà la società a decidere in base ai risultati che raggiungeremo.

La metà delle partite in Italia sono di una noia mortale, con le squadre che vanno lentissime. E’ un discorso di mentalità? Tu puo incidere dando un furore agonistico o dipende dai giocatori?
Io penso che le squadre che hanno caratura tecnica ma niente agonismo non vanno da nessuna parte. E vicerversa. Devi trovare quella alchimia magica, quell’equilibrio. Spesso i giocatori tecnici non hanno la mentalità di aggredire davanti. Senza aggressività penso sia molto difficile vincere le partite. Solo con l’aspetto tecnico sei limitato, pochi giocatori possono far vincere la partita. Non possiamo ad esempio basarci solo sul numero di Ribery. E’ un giocatore meraviglioso, può fare la diferenza, ma no possiamo cercare sempre Ribery o siamo veramente molto limitati.

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