Sono venuti a Firenze in oltre 4.000. Hanno invaso il capoluogo toscano dal giorno prima per visitare la città, bere birra (la loro più grande passione) e poi recarsi allo stadio per vedere la partita di Conference League tra la loro squadra del cuore, l’Heart of Midlothian e la Fiorentina.

“Un evento imperdibile, un’occasione irrinunciabile” hanno dichiarato in coro gli scozzesi per giustificare un esodo impensabile ai giorni nostri, per seguire una squadra che solo una settimana prima ne aveva presi 4 in casa in campionato e 3 dalla stessa avversaria di Coppa. E senza alcuna pretesa di passare il turno in Coppa.

Ma questo non è stato importante. Perché il senso di appartenenza di questo popolo granata, questa voglia di passare una giornata di sport e di divertimento indipendente da un risultato calcistico ha prevalso e senza dubbio alcuno.

Sugli spalti c’erano famiglie, donne e bambini, a incoraggiare i loro beniamini indipendentemente da tutto, perfino da quello che succedeva in campo. Perchè dopo poco più di trenta minuti la loro squadra era già sotto di ben quattro gol. Roba da far svuotare una stadio in Italia. Non nella cultura di questo popolo, che mette il divertimento per lo sport evidentemente ancora davanti ad un mero risultato calcistico.

Lo dimostra l’esultanza sul gol del 4-1 degli Hearts, che ha mandato in visibilio il suo pubblico. Si sono visti bambini festosi e gioiosi per un gol che non serviva praticamente a nulla, come fosse stato il gol vittoria di una finale di Champions segnato nell’ultimo secondo di recupero. Roba da far accapponare la pelle.

E poi, dopo la partita (finita in goleada, ricordiamolo!) via tutti a festeggiare. Cosa??? A festeggiare??? Sì, a festeggiare per le strade, a bere birra e cantare canzoni, come se il risultato fosse stato l’opposto.

Ecco, questo è il calcio che ci piace. Quel senso di appartenenza ai propri colori, quel senso di orgoglio che va oltre una vittoria o una sconfitta. E sai cosa c’è di bello? Che una tifoseria così non ci sarebbe gusto neanche a sfotterla, perché probabilmente non gli farebbe nè caldo nè freddo. Nessuno riuscirebbe a scalfirne i veri valori, del passare una giornata in compagnia e in allegria con i propri simili.

Scene che nel calcio moderno sono diventate più uniche che rare.

Il calcio per come è pensato oggi ha bruciato tutto. Televisioni che hanno allontanato le famiglie dagli stadi, violenze e cori razzisti che fanno passare la voglia di stare in mezzo a un pubblico sempre più becero. E un passione che non c’è più. Neanche a Firenze, siamo chiari.

Perché quei tifosi che seguivano la squadra anche in C2, che gioivano per un posto in Europa ai tempi di Eriksson come se si fosse vinto uno scudetto, non fanno più parte di questo mondo del calcio. Oggi si vuole tutto e subito. E talvolta neanche basta.

Perché se vinci 5-1 contro una piccola squadra d’orgoglio scozzese, non hai fatto niente di che. Perché capirai, “sono una squadra che da noi faticherebbe a stare in C2”. Poi ricordiamoci che la squadra che da noi ha vinto lo scudetto l’ultima stagione ne ha perse nettamente due in Champions contro la quarta in Premier League… Ma certo se perdi con la Lazio, che pure è più forte di te e dopo aver rischiato di farne tre nei primi cinque minuti, allora no, siamo una squadra da retrocessione.

Non c’è più misura. Non c’è più la capacità di essere felici per qualcosa. Una volta bastava essere in Curva, con gli amici, a tifare con Orgoglio per il nostro colore VIOLA. Quel colore che avevamo nel cuore e che amavamo senza sè e senza ma. Ci faceva soffrire, stare male, certo. Ci dava dispiaceri, certo. Ma quando ci faceva vincere, mamma mia che gioia ci dava. Anche se vinceva con una “squadretta”, chi se ne frega.

Oggi se non batti la Juventus a Torino minimo con 5 gol di scarto non hai fatto niente di che. “Si abbiamo vinto ma…”. “Certo quel giocatore è bravo ma…”.

C’è sempre un “ma”. Sempre. A prescindere. Mai la capacità di essere felici anche solo per una sera. Mai. Tra “orfani dei Della Valle” e “vedove di Cecchi Gori” contro l’americano che…. “okey!!!”

Senza capire che la Fiorentina va oltre, si ama a basta, indipendentemente da chi la gestisce. Oltretutto considerando che negli ultimi anni la squadra ha perfino aumentato il monte ingaggi a differenza di come hanno fatto quasi tutte le altre di Serie A. E che la società sta costruendo il più grande e innovativo Centro Sportivo di tutta Europa.

Ma chi se ne frega, non si vince, se si vince è solo con le “squadrette scozzesi da Serie C”. Commisso vuole solo fare soldi (ma finora ne ha solo spesi), Barone e Pradè non capiscono nulla di calcio e Biraghi e Venuti dovrebbero giocare al campetto della Chiesa. Sia chiaro, non sono qui a difendere Commisso, Barone o Pradè. Non è questo lo scopo.

Lo scopo sarebbe quello di fermarsi un attimo per renderci conto che si può essere felici anche per molto meno. Senza necessariamente dover battere la Juve per 5-0 allo Stadium.

Utopia? Forse. Ma fin quando esisteranno tifosi come quelli degli Hearts, la speranza continuerà ad essere viva. Poi, per carità, gli stupidi sono ovunque nel mondo. Visto che in mezzo a tanti festeggiamenti c’è anche da segnalare vicoli trasformati in toilete collettive (perfino la pipì sulla statua di Dante) e bottiglie un po’ ovunque. Insomma, da queto punto di vista si poteva far decisamente meglio, ma stavolta ci siamo concentrati solo sul senso sportivo, tralasciando la maleducazione (che non è mancata). Anche perché la colpa sarebbe da condividere con chi ha deciso di mettere l’intera Piazza S. Croce in mano agli scozzesi…

Piccola parentesi che forse non tutti sanno: nel 2013 l’Heart of Midlothian fu salvata proprio dai suoi tifosi. Il club, allora gestito dal russo Vladimir Romanov, con 15 punti di penalizzazione e un debito di 25 milioni di sterline si ritrovò retrocesso e sull’orlo del fallimento. I tifosi acquistarono 10.000 abbonamenti spalmati in più anni e con una Fondazione di circa 8.000 tifosi acquistarono quasi il 79% delle quote di Romanov. L’anno scorso il club è stato rilevato dalla BidCo 1874 guidata da Ann Budge, attuale presidentessa del club. Ed è stata fatta dalla Puma una maglia speciale con i nomi di tutti gli 8.000 tifosi che hanno salvato il club mettendo soldi di tasca propria.

A Firenze si parla tanto, si critica tutto e tutti, ma una mano sulla nostra coscienza non la mettiamo mai.

Ritorniamo a gioire, a godere per il Viola. Con quell’enorme senso di appartenenza che anche noi avevamo e che stiamo smarrendo.

Facciamolo per la Fiorentina ma, ancora prima, per vivere meglio noi.

Alessandro Mazzoni – Quando Facundo Roncaglia

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