Una lunga intervista del nuovo bomber viola, Arthur Cabral, rilasciata a Cronache di Spogliatoio, dove il brasiliano si confessa. Ecco una sintesi:

“Dove nasce il mio soprannome Re Artù in Brasile? Un tifoso del Cearà aveva portato allo stadio una corona e dopo la vittoria del secondo Campionato Cearense consecutivo c’è stata l’incoronazione. E così sono diventato Re Artù, ci ho messo poco a farmi amare dai miei tifosi. La gente in Brasile però mormorava che fossi buono solo per giocare nel Cearà, per fortuna sono andato al Basilea prima di arrivare a Firenze. E’ stato un passaggio intermedio troppo importante, se no mi sarei fatto male. Ho così imparato che per un attaccante è importante anche aiutare la squadra. A Firenze ho trovato un ambiente molto simile a casa mia, mi ha fatto molto ridere una foto di me al supermercato dove la gente cercava di capire cosa stessi comprando. Sapevo di dovermi adattare e infatti ci ho messo un po’ a ingranare. Italiano è un martello, non molla mai. Mi ha insegnato a non perdere mai il focus su quello che faccio, ci urla fin dall’allenamento per farci rimanere concentrati. Questo ha fatto la differenza per me dal mio arrivo a Firenze. I tifosi viola? Mi fermano per strada: “Arthuuuuuur dai che devi segnare eh!“. Mi affiancano con le auto per dirmi che dobbiamo vincere o per farmi i complimenti. E poi impazziscono per le mie esultanze. Dopo quella del Var mi dicevano “Arthur sei il numero uno! L’esultanza meglio del gol!“. Improvviso i balletti con Igor e Dodò perché per me il calcio è allegria che cerco di portare in campo anche con i difensori avversari, anche se a volte trovo qualcuno più serioso…”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *