Mauro Bellugi non ce l’ha fatta.

Aveva commosso tutto il mondo del calcio dopo una sua apparizione recente alla trasmissione Tiki Taka di Chiambretti dal suo letto di ospedale, durante la quale era riuscito perfino a scherzare, come sempre amava fare, sul fatto che a causa del covid che avevo complicato una situazione di salute già precaria, aveva subito l’amputazione di entambe le gambe.

Dottore, toglie anche la gamba con cui avevo segnato il mio unico gol contro il Borussia Moenchengladbach?” aveva raccontato scherzando durante la trasmissione.

Allo stesso modo Mauro manifestava la sua grande voglia di vivere, rinunciando pure a quella gamba che gli aveva permesso di segnare un gol così importante per lui, pur di restare aggrappato alla vita.

Aveva superato la prima crisi ed aspettava solo di andare a Budrio a provare le protesi che gli avrebbe pagato Massimo Moratti, perchè “Mauro è uno di noi” aveva detto l’ex presidente nerazzurro.

Mauro era nato 71 anni fa a Buonconvento, in provincia di Siena. Toscano DOC. Aveva giocato nell’Inter con cui aveva vinto lo scudetto nel 1971, nel Bologna, nel Napoli e nella Pistoiese. In Nazionale, con Valcareggi e Bearzot aveva collezionato 34 presenze, partecipando ai Mondiali in Germania nel 1974 e a quelli in Argentina del 1978 con l’Italia arrivata al quarto posto. Era in campo il 14 novembre 1973 quando l’Italia portò a casa una storica vottoria a Wembley contro  l’Inghilterra, con un gol di Capello.

La famiglia gli è sempre stata vicina in questi mesi di sofferenza, inizati lo scorso novembre. La moglie Loredana, la figlia Giada, lo chiamavano spesso visto che non era possibile andarlo a trovare.

Ma lui era un lottatore e non voleva per nessun motivo abbandonare la Vita: “Dottore mi tagli pure le gambe, io non voglio mica morire. Ho una moglie, una figlia, non scherziamo. Nelle sue ultime apparizioni televisive ammoniva anche le persone sui pericoli del covid: “Con me il covid è stato esagerato, con questa malattia non si scherza“.

E infatti, la sua malattia, purtroppo, non scherzava. Di recente c’era stato un peggioramento, un’altro delicato intervento all’intestino, mentre Mauro cominciava a perdere le forze. Fin quando, in quel letto di ospedale, si è spento, lasciando tutto il mondo del calcio nel dolore.

E noi non possiamo che unirci al dolore di tutto il mondo del calcio e non solo, per la perdita di un altro giocatore che di questo sport ha contribuito a scrivere la storia.

Ciao Mauro, grazie di tutto!

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